Si prova sempre una sensazione particolare quando si recensisce un album in uscita e, contemporaneamente, si deve comunicare che chi l’ha ideato, suonato non potrà più vedere la sua creatura finita e godere dei successi che gli verranno riconosciuti. La chiamano morte degli angeli, quella che ti porta via senza un perché, senza un preavviso, quella che lascia sgomento chi resta e quella, forse, più desiderata da chi va. Se n’è andato così Bob Belden sassofonista e leader degli Animation. Probabilmente il nome dirà poco o nulla a chi non segue il jazz, ma se andate a guardare con attenzione la vostre ristampe di Miles Davis scoprirete che sono state curate da lui. A consolare è l’idea che quando un grande se ne va è solo fisicamente, perché la sua memoria resterà nelle sue opere.
Ed eccoci qui a presentare quello che sarà, presumibilmente, l’ultimo album degli Animation.
Le registrazioni di Machine Language, questo il titolo dell’album, sono iniziate nel tardo autunno del 2014 ed è probabile che Bob Belden, pensando al suo nuovo lavoro, abbia subito il fascino di una Scienza che, giorno dopo giorno, anno dopo anno, ha realizzato le fantasie di bimbi e di scrittori che nel passato provavano ad immaginare il futuro.
Rileggendo / rivedendo oggi, alla luce dei progressi scientifici, quei libri o quei film di fantascienza che hanno fatto sognare generazioni si ha l’impressione netta che siano obsoleti. Machine Language ha in sé passato e futuro, un passato fatto di letture e film d’autore e un futuro fatto d’immaginazione e fantasia senza tempo. Bob Belden ha rivolto la sua attenzione ad futuro nel quale le macchine sono in grado di pensare, agire e interagire con l’uomo. Un’intelligenza artificiale a cui si lavora da anni, più efficace ed efficiente di quella umana ma incapace, ancora, di andare oltre il mero calcolo, incapace di emozioni e immaginazione.
Child’s dream e A Machine’s Dream aprono e chiudono il disco lasciando, di fatto, irrisolto l’interrogativo di fondo: l’Uomo riuscirà ad ergersi a creatore di una macchina che, se dotata anch’essa d’immaginazione, potrebbe sopravvivergli in eterno?
Per questo viaggio, che viene definito cyberpunk ma che, a mio modesto parere, è solo grande Jazz con sassofono protagonista, Bob Belden ha impreziosito il suono dei suoi Animation con le sonorità del bassista Bill Laswell e la voce del narrante Kurt Elling che accompagna l’ascoltatore lungo i 12 brani.
Machine Language, che uscirà il 25 settembre in tutti i formati possibili per RareNoise Records, è da considerarsi il canto del cigno di un raffinato artista che troppo presto ha lasciato questo mondo e per questo… da non perdere!
Animation – Machine Language
quando un grande se ne va è solo fisicamente, perché la sua memoria resterà nelle sue opere.