Andy (Bluvertigo) e Lory Muratti condividono da diversi anni amicizia e arte. Musica, pittura e scrittura il fil rouge che impreziosisce il loro progetto “L’ora delle distanze”: un interessante psichedelico viaggio tra colore, suono e immaginario onirico. Ne abbiamo parlato in dettaglio in questa piacevole chiacchierata.
Progetto artistico dal libro di Lory Muratti, L’ora delle distanze, Miraggi Edizioni, Torino 2024.
Illustrazioni: Andy.
Come nasce il vostro incontro e il sodalizio artistico?
Andy: io e Lory ci conosciamo da tantissimi anni, abbiamo sviluppato dei progetti disparati nel corso del tempo; nel 2009 Lory è rimasto bloccato dalla neve fuori dal capannone dove vivo e opero e quindi da questa situazione, io parto per la tangente spiegandogli il soggetto per un cortometraggio che mi era venuto in mente, un viaggio all’interno dei miei quadri che avviene tramite una flebo che esce da un dipinto in una vena e dall’altra parte un’altra flebo da un sintetizzatore, quindi questo incrocio tra colore e suono permette al protagonista d’intraprendere un percorso all’interno delle tele. Lory ha evoluto questo soggetto e lo ha trasformato in un romanzo conferendo un senso narrativo alla mia pittura e riesumando anche dipinti che io non ricordavo di aver fatto.
Lory: l’espediente di quella notte…ti guardi fuori, sei in quella situazione, nessuno aveva voglia di smettere di chiacchierare e vaneggiare su cose possibili e progettuali condivise, la domanda è stata: “cosa accadrebbe se qualcuno cadesse dentro ai tuoi dipinti”? Da lì Andy prende spunto e mi racconta del soggetto che aveva ideato e nasce l’idea di farne qualcosa di concreto, un libro che è stato abbozzato in quella fase, stampato per averne una versione in proprio a memoria di questo lavoro che poi ha ripreso vita nel momento in cui abbiamo avuto entrambi una finestra di spazio-tempo adatta per riprendere in mano il progetto, cosa che è accaduta nella primavera del 2024 quando, a seguito della richiesta del mio editore di un lavoro breve, ho proposto la nostra idea originaria. Da lì è partito tutto, ho ripreso in mano delle bozze di un brano che era legato alla chiusura del romanzo e ne ho scritto un altro per l’incipit. Ha preso vita un lavoro d’insieme nella formula che, in realtà, io porto avanti da diversi anni: libro e concept album ispirato alla narrazione. In questo caso non c’è un album intero, contiene due brani che sono due lati A, diventati poi due singoli e due videoclip ispirati al principio e alla fine del libro.
Andy: aggiungo che, con l’esperienza della “vecchiaia”, in tempi molto brevi, abbiamo concretizzato il progetto in pochi mesi. Siamo arrivati a un dunque parlando la stessa lingua. Abbiamo trovato una quadra in poco tempo senza quei limiti che spesso l’ego artistico porta in superficie. Personalmente ho fatto tabula rasa di quello che può essere l’attaccamento a certi dipinti, rispetto che ad altri e Lory è andato a scegliere quelle opere che erano funzionali al racconto e quindi per me appartenevano solo alla narrazione. Mi sono distaccato dalla figura del pittore che evolve un codice, ho ritrovato nella stampa del libro quadri che oggi magari non farei più così, ma ho abbandonato il senso di sviluppo della mia narrazione pittorica proprio per la funzionalità del racconto, a favore della narrazione vera e propria.
Lory: Molto bella questa mescolanza d’intenzioni dove Andy ha fatto questo passaggio che non è per niente scontato e dal canto mio, mi sono messo da parte a livello narrativo come scrittore di autofiction, vestendo i panni del suo personaggio che è un suo alter-ego, che fondamentalmente fa capo alle sue emozioni e dinamiche interiori, al suo vissuto. È biografico.
Come presenterete questo progetto dal vivo?
Andy: Abbiamo trovato per sinestesia il suono della narrazione e del colore. Lory fa dei monologhi recitati e io appongo i miei sottofondi sonori, per cui con strumenti e tecnologia applicata abbiamo dato un linguaggio sonoro alla narrazione del libro. C’è un’alternanza di momenti cantati: i due singoli, una vecchia traccia dei Bluvertigo o un brano di Lory di un altro disco e l’unione dei nostri percorsi artistici, la scrittura e la pittura.
Lory: si tratta di un viaggio dipinto in musica, un tunnel sonoro che inizia tra narrazione e canzone e ti conduce tra le trame del libro senza svelartelo completamente, ma dandoti sufficienti elementi per potersi appassionare a esso.
Andy: l’intenzione è di avvicinare chi non conosce il progetto o, per chi ha letto il libro, dare la possibilità di godere di una manifestazione più completa e immersiva.
Lory: lo presenteremo in diverse location, come club, teatri, quindi ne usciranno atmosfere diverse. È uno spettacolo che si presta ad andare in vari contesti per come è stato strutturato, chiaro è che la dimensione ideale è quella dell’ascolto, ma non essendo troppo lungo, funziona anche guastarselo in piedi.
Ad Andy: a tuo avviso, qual è il legame di fondo tra pittura e musica? Molti musicisti come te sono e sono stati anche pittori, penso a Syd Barrett, Bob Dylan, David Bowie…
Andy: nel mio caso attuo il meccanismo narrato da Bruno Munari, nel senso che si settano i vari paletti del percorso creativo, nel mio caso specifico fotografie, dettagli della realtà, persone o miei miti che vengono riportati in grande su tela e ridipinti, come nella musica ci sono i campionamenti. Posso frazionare un frammento della realtà, un suono, un colpo di bicchiere, metterlo in sequenza, farne un ritmo, il campionamento messo in sequenza. Ciò è una similitudine del meccanismo creativo per andare a produrre un feticcio che è una colonna sonora, un brano, un dipinto. Trovo un legame tra le due arti e lo attuo proprio nel modo di comporre gli elementi, anche perché la tela bianca può essere simile a due casse dello studio che ti guardano, c’è uno spettro sonoro dove decidi di tenere la voce avanti, le chitarre in stereo, il basso in centro o in mono, ossia una disposizione di elementi che è molto simile a ciò che avviene in pittura. Per me è principalmente un legame creativo e anche le successive dinamiche di divulgazione di musica e pittura hanno aspetti condivisi.
A Lory: qual è la corrente letteraria alla quale ti senti più vicino?
Ho un amore spregiudicato, non tanto per una corrente letteraria, ma per un certo tipo di scrittori, quelli che non si preoccupano della tecnica stilistica, bensì che sono più impegnati a vivere e scrivono di conseguenza all’esistenza. Questo concetto è inglobato benissimo nel libro “L’Outsider” di Colin Wilson che parla di figure che si sono ritrovate a scrivere per l’urgenza di trovare risposte o soluzioni, di mettere sulla pagina una versione alternativa della propria vita. “Outsider” proprio perché non corrispondenti a nessun inscatolamento e preconfezionamento possibili. Ci sono dentro Kerouac, Hemingway, Scott Fitzgerald, Eliot, Hesse e altri. Non mi vedo afferente a un genere letterario specifico, ma all’approccio che alcuni autori hanno che è di tipo esistenziale. Per me è una follia insegnare come si dovrebbe scrivere, la libertà creativa è fondamentale.
Il cinema influenza la vostra arte?
Andy: sì decisamente, perché i film che ci appassionano permettono di fissare nella memoria delle immagini e dei linguaggi specifici, ambientazioni dove ci si può ritrovare. A livello di linguaggio conferisce ampia ispirazione, è molto utile.
Lory: a livello narrativo, a un certo punto, c’è stato un cambiamento. Si è sempre lavorato partendo dal romanzo per costruire dei film, poi arrivano il minimalismo, gli anni Ottanta, scrittori americani e inglesi che dicono cosa succederebbe se scrivessimo come se fosse un film?, quindi al presente, in prima persona e che creano così un filone dove il cinema entra proprio in maniera ingombrante nella narrazione. Leggendo i loro libri si ha la sensazione di leggere una sceneggiatura. C’è tanto cinema lì dentro, per non parlare dei riferimenti cinematografici inseriti anche nel nostro “L’ora delle distanze”, come Isabella Rossellini, Alain Delon, David Lynch.
Pensate di esportare il vostro progetto all’estero?
Lory: speriamo, sì. C’è sempre il problema della lingua quando hai a che fare con un contenuto narrativo esteso. Sto lavorando con una traduttrice americana per il mio romanzo precedente, la quale conosce e segue anche questo nuovo lavoro, chissà che non sia uno step successivo. L’ostacolo principale è recitare in inglese, un’esperienza che ho vissuto a Londra l’anno scorso. È un lavoro che richiede dedizione e tanto impegno.
Andy: è un casino pensare in inglese…
Lory: …comunque siamo abbastanza kamikaze in queste robe qua!

