Bologna, giugno 1992. Aidi è partita per un anno in Pennsylvania. Alex è l’ombra di sé.
“Bastava l’accenno subliminale a un refrain di Battisti per spedirlo alla deriva nello Stige della paranoia».
12 lunghissime lune li separano. Come sopravviverà? Gli amici, la sua e la nostra risorsa più grande. È un anno importante questo, l’Europa che si unisce, i confini che cadono: l’anno giusto per un viaggio che abbia il sapore della libertà. Alex parte per un interrail, convinto che il tempo passerà più veloce. Aidi dall’altra parte dell’Oceano affronta la sua solitudine. Approdata nel Nuovo Mondo deve prendere le misure e la vita che la aspetta è molto diversa da come l’aveva immaginata, ma soprattutto è difficile “misurare di colpo quanto è profonda la solitudine”.
Le stagioni si susseguono, la nostalgia li trascina. La distanza fisica sembra essere una condanna definitiva. Non riuscire a dimenticarsi è la condanna. Cercare di tenere teso quel filo, con diari, nastri magnetici o lettere che purtroppo impiegano un tempo infinitamente lungo ad arrivare. Il tempo. L’attesa di ritrovarsi, per guardarsi negli occhi e rendere tutto chiaro, “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” cit. Aidi e Alex.
Il lato B di una musicassetta che abbiamo ascoltato trent’anni fa esatti.
“Ascoltate, gente, lasciatevi invadere dalla musica, ché la nostra canzone suona ancora per noi e per tutti”.
Così inizia il secondo tempo che aspettavamo. Un viaggio nel resto della loro storia che avremmo sempre voluto fare. Innegabile che Jack Frusciante è uscito dal gruppo abbia segnato una generazione. La mia. E non solo. Segnate sono state anche la precedente e la successiva, fosse solo per averci insegnato un nuovo modo di guardare. Di sentire. La musica. La vita. Le relazioni.
Enrico Brizzi ci racconta tutta l’imperfetta e sospesa bellezza dell’adolescenza. Un tempo fatto di alti vertiginosi e profondissime cadute dal punto di vista emotivo. Un tempo in cui l’intervallo tra lo struggimento inconsolabile e il ritorno alla felicità può durare davvero un attimo. Un romanzo a due voci, con dentro tutto quello che i diciott’anni portano. Domande, sorprese, dolori. Tutto. Vediamo il mondo e viviamo immersi nei sentimenti dell’uno e dell’altro. Così distanti e infinitamente opposti, tenuti uniti dalla comune nostalgia e dalla voglia di crescere senza dover cambiare. Il contrappunto trai due protagonisti è affidato alla voce narrante, che li guarda con tenerezza. A volte osservandoli in silenzio a volte compatendone la goffaggine e rivolgendosi direttamente al lettore in un’esperienza totalizzante.
In un mondo in cui il tempo è sempre poco e tutto corre veloce Brizzi ci riporta indietro. Ci ricorda l’attesa. Ci riporta l’ansia del tempo. Non c’era internet, non esistevano gli smartphone. Passavano giorni, settimane, a volte mesi nell’attesa di una lettera. Tornare da scuola e con il batticuore riconoscere una busta diversa dalle altre nella cassetta delle lettere. Perché sì, era così: sceglievamo un codice, inconsapevole e unico, che ci faceva sentire parte di qualcosa solo nostro.
Alex non può fare chiamate internazionali da casa. I suoi genitori non lo permettono. Passano mesi prima che Aidi prenda in mano carta e penna. Mesi in cui Alex ha cercato nuovamente una ragione, i mesi in cui è partito per l’interrail. Cosa raccontarsi e cosa tacersi. Come trovare un nuovo equilibrio.
Brizzi arricchisce la sua narrazione. L’autore è cresciuto, così come i suoi personaggi. Il tempo è passato davvero. Ritroviamo la sua fluidità narrativa e la capacità della sua scrittura nel restituire la voce alle generazioni. I dialoghi realistici e le descrizioni che rispecchiano con estrema precisione l’epoca e l’ambiente in cui vivono i suoi personaggi. Nessuna differenza tra scritto e comunicazione orale, la punteggiatura travalica le proprie regole e ci regala una sorta di lettura recitata, immersiva. È innegabile che in Alex confluiscano anche i pensieri dello scrittore, prima tra tutti una riflessione non povera di rimandi letterari e poetici sul senso stesso della scrittura. Ritroviamo la sua prosa fluida e coinvolgente, l’attenzione ai dettagli e quel tono malinconico con cui esplora tematiche complesse e delicate senza mai cadere nel patetico.
La musica poi. Tutta la narrazione ha una colonna sonora caratterizzante, il meglio offerto dal mondo di Alex e Aidi. È protagonista, non contesto o cornice. È parte integrante della narrazione ed entra tra le parole si insinua con continui rimandi, citazioni o riferimenti sensoriali.
Un romanzo emozionante e nostalgico, che parla di amore e di distanze, di tempo e di crescita. Una storia che ci porta nel passato per farci tornare nuovi al presente. Fresco come il primo, questo secondo capitolo è tuttavia decisamente più maturo. Brizzi tocca con estrema sensibilità il tema della distanza che svuota due persone che si amano ma allo stesso tempo le spinge a crescere come singoli. Nuovi equilibri da trovare, dentro e fuori. Viaggi vissuti e viaggi interiori.
Una perfetta dualità che attraversa tutta la narrazione.
Due sono i protagonisti. Due sono le voci che si raccontano. Due sono i percorsi che facciamo con loro. Materiale ed è motivo. Due crescite personali difficili. Due tempi. Due. Per ora.
Non è vero che l’amore è cieco; è solo presbite: più ci si allontana, più si vede chiaro. Antonio Fogazzaro