Sound&Vision

2Days Prog + 1 Festival

Scritto da Davide Sciaky

Un evento imperdibile per gli amanti del Progressive Rock

Il 2Days Prog + 1 giunge quest’anno alla sua quindicesima edizione e si conferma ancora una volta un evento imperdibile per gli amanti del Progressive Rock. A riconferma della qualità dell’evento di Veruno (NO), tanti anche gli spettatori giunti da fuori dall’Italia appositamente per il festival.
La giornata di sabato è stata graziata dal meteo, nonostante le minacciose nuvole che si vedono all’orizzonte, e solo in un momento scende qualche goccia di pioggia innocua.
Ad aprire la serata sono gli Odessa, gruppo marchigiano che suona una musica molto debitrice del classico sound Prog italiano degli anni ’70, e si sentono forti gli echi di gruppi come la PFM, il Banco del Mutuo Soccorso e tanti altri. I gorgheggi del cantante ricordano a tratti il leggendario Demtrio Stratos, e data l’impronta della band non è certo un caso. Seguono i norvegesi Wobbler che suonano poche canzoni, lunghissime, e di ottima qualità. L’incontro delle voci del cantante, il chitarrista e la violinista creano melodie molto piacevoli che incantano il pubblico per l’ora circa di esibizione.
Arriva quindi il turno dei The Enid, gruppo storico (fondato nel 1973) inglese guidato da Robert John Godfrey. Il tastierista e leader della band introduce il gruppo annunciando al microfono, “Preparatevi a sentire il suono dell’Apocalisse”, ed effettivamente la musica sinfonica strumentale del quintetto, così bombastica e imponente, ha toni decisamente apocalittici. Interessanti e piacevoli, anche se oltre un’ora di concerto risulta un po’ stucchevole.
A concludere la serata è il piatto forte che va sotto il nome di The Crazy World of Arthur Brown. Il leggendario cantante inglese aveva suonato l’ultima volta in Italia nel 2013 e la volta precedente… nel 1973! E’ quindi un’occasione speciale questa per poter vedere un musicista che, pur non avendo mai raccolto un grande successo commerciale, ha influenzato tantissimi nel Rock e nel Metal. Fu proprio l’inglese a dipingersi per primo la faccia per le sue esibizioni ispirando personaggi quali Alice Cooper, i Kiss e tutti coloro che li seguirono. All’età di 82 anni il cantante non ha perso la sua esuberanza e sul palco cambia costume ad ogni canzone, balla, salta, e ovviamente canta con una voce ancora in buona forma nonostante l’età. Non manca neppure il leggendario numero del casco in fiamme mentre canta “Fire”, momento leggendario immancabile in ogni performance dagli anni ’60 ad oggi.
Sul finale il pubblico lascia le sedie per accorrere sottopalco mentre Brown suona l’ultima canzone, un bis richiesto a gran voce dai presenti mentre la band si accomiatava e che la band concede volentieri per concludere in bellezza la serata.

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Davide Sciaky

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