Interviste

Vuoto Pneumatico, Intervista

Scritto da Annalisa Nicastro

la musica è poesia sonora, la poesia è musica recitata, sono figlie e sorelle l’una dell’altra, indissolubili

Vuoto Pneumatico è l’incontro tra Gianni Venturi e Giacomo Marighelli, insieme riescono a fare un poetry-rock di altissimo livello. La musica e la poesia si incontrano e si completano. A dare forza e suggestione al progetto c’è in prima linea l’improvvisazione e poi campane tibetane, elettronica e suoni mantrici. Abbiamo intervistato Gianni e Giacomo per approfondire il discorso sul loro progetto.

Come nasce il progetto Vuoto Pneumatico? A cosa volevate dare voce?

Giacomo: Nasce dopo una serie di serate live svolte nell’improvvisazione. La prima fu fatta assieme ad Eugenio Squarcia alla tastiera ed effettistica elettronica, e ad Andrea Pavinato al contrabbasso. Dopo più di un anno io e Gianni abbiamo fatto una serata da soli di improvvisazione in un agriturismo a Marzabotto. La serata la chiamammo Vuoto Pneumatico. Un’ esperienza particolare: la proprietaria ci fece smettere perché eravamo troppo crudi, viscerali, con suoni taglienti e trascinanti, parole vomitate verso il pubblico. Insomma esasperante per gente che stava mangiando. Però una parte ci apprezzò riempiendoci di elogi, e furono dispiaciuti del nostro stop improvviso. Qui il video di ciò che abbiamo suonato:

Passato qualche mese abbiamo fatto un’altra improvvisazione sempre con lo stesso nome Vuoto Pneumatico. Il nome deriva da uno spettacolo della compagnia teatrale TEATROSCIENZA. Lo misero in scena una sola volta e fu un vero e proprio “effimero panico”. Distruggevano il palcoscenico. Ci sembrava estremamente adatto a ciò che proponevamo noi, per di più i testi di Gianni erano perfetti per il significato.

Siete entrambi musicisti, provenienti da diverse esperienze musicali, da quanto tempo avete deciso di fare insieme “poesia sonora”?

Gianni: Da un anno mi pare

Le parole e la musica che compito hanno nella vostra visione?

Giacomo: Sono importantissime entrambe. Le parole cercano di arrivare diritte all’ascoltatore, come altrettanto fanno i suoni che produciamo. Il mio intento è di creare atmosfere, accompagnare le parole di Gianni, cullarle accompagnandole nel viaggio della poesia declamata.
Gianni: Si complementano, la musica è poesia sonora, la poesia è musica recitata, sono figlie e sorelle l’una dell’altra, indissolubili…

Alternate canzoni cantautorali a brani elettronici, in La Rete la chitarra è suonata da un trapano elettrico, quanto è importante per voi l’improvvisazione?

Gianni: L’improvvisazione è essenziale, si tratta di composizione istantanea, dove l’anima padrona parla prima della mente!

Giacomo: l’improvvisazione è importante: è un progetto nato dall’improvvisazione. Nulla è un caso, non esiste il caso. Io quando suono cerco di lasciarmi andare e vedere cosa esce dalla chitarra. Divento la chitarra. Nel disco la canzone “Aaaah” è la versione “provino” fatta durante il primo giorno in cui ci siamo incontrati per creare. Fortunatamente stavamo registrando per ricordarci quello che facevamo, e alla sera riascoltavamo tutto prima di andare a letto. Registrata con microfoni e attrezzature umilissime, abbiamo deciso di tenere quella versione perché era troppo magica. Simile la canzone “Numeri Primi”: Gianni ha registrato la voce senza averla mai cantata prima, ed era a fine giornata, stanco, neanche troppo in forma. Al primo colpo è venuta, considerando che la base elettronica non l’aveva praticamente mai sentita. Infatti non era in scaletta per il disco.
Qui il video di “Aaaah”:

Qui il video di “Numeri Primi”:

Qualcun’altro ha arricchito il progetto “Vuoto Pneumatico” che sentite di ringraziare?

Giacomo: Un grazie a Friedrich Cané per avere fatto le basi elettroniche di “Buio Asmatico” e di “Buon Natale”, Eugenio Squarcia (Moreau) per aver contribuito in varie canzoni, averci concesso l’utilizzo della base di Numeri Primi (originariamente sarebbe una sua canzone intitolata The Prime Number), e lo ringraziamo anche per essersi occupato dell’intera grafica. Grazie anche a Mario Montalbano per avere suonato in varie canzoni bagni di gong, campane tibetane, bastoni della pioggia e altri strumenti orientali. Infine il fonico Federico Viola che ha partecipato anche con batterie elettroniche e tanti piccoli contributi.

Annalisa Nicastro

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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