La Musica è passione e suonare insieme ad altri è, sicuramente, una delle esperienze più belle che si possano fare. Giunge però, quasi inevitabilmente, un momento in cui le prospettive cambiano e tutto si rimette in discussione. Speak Slowly Please!, quarto album dei Pollock Project, fotografa in modo mirabile questo momento, al punto che potremmo parlare di chiave di volta o, più semplicemente, di un nuovo inizio. La band fondata da Marco Testoni, infatti, evolve la sua visione del jazz contaminandola con l’elettronica e la word music, impreziosisce le sue composizioni con testi originali, esaltando ancora di più la bella voce di Elisabetta Antonini, e amplia la sua line-up affiancando al talentuoso sassofonista Simone Salza le sonorità della chitarra di Math Hedberg.
Anche il titolo e la track-list sono, alla fine, una dichiarazione d’intenti. Il primo, oltre a ribadire un concetto per niente scontato visti i tempi, sembra invitare l’ascoltatore ad un ascolto attento delle otto tracce che compongono l’album. Anche la scelta dei brani, come detto, rispecchia il momento transitorio della band, che ripropone tre brani tratti dagli album precedenti e rivisitati alla luce delle nuove soluzioni musicali, due classici, uno di F. Zappa l’altro di M. Davis, e tre composizioni nuove.
L’album l’abbiamo ascoltato, riascoltato e possiamo affermare che la strada intrapresa è quella giusta. Lo considereremo come un’opera prima e attendiamo.
Pollock Project – Speak Slowly Please!
Quarto album dei Pollock Project, fotografa in modo mirabile questo momento, al punto che potremmo parlare di un nuovo inizio