Torniamo a parlare e lo facciamo molto volentieri, della RareNoise Records, etichetta che sta inanellando una serie di album di notevole caratura.
Plymouth con l’album omonimo, infatti, è un progetto che vede coinvolti il tastierista Jamie Saft ed il chitarrista Joe Morris. I due, per chi non fosse addentro alla musica jazz, sono mostri sacri della scena mondiale. Il primo lo ricordiamo anche per aver partecipato a molti dischi del sassofonista John Zorn. L’altro è semplicemente uno dei migliori chitarristi free jazz al mondo. Accompagnati da musicisti del calibro di Mary Halvorson chitarrista, Chris Lightcap contrabbassista, Gerald Clever batterista, che, a guardare i loro curricula, potremmo definire comprimari, hanno realizzato un album che definire affascinante è poco.
Tre lunghe jam intrise di psichedelia durante le quali tecnica e sensibilità artistica si fondono per disegnare paesaggi ora ipnotici ora onirici. Apre la lunghissima e intensissima Manomet, venti minuti in cui l’elemento psichedelico fa da cornice alla grandi capacità interpretative dei singoli strumenti che nel loro dialogo disegnano paesaggi estremi evidenziando, e mi ripeto, le immense capacità d’improvvisazione dei singoli.
Ma… è facile capire che in venti minuti c’è molto di più di quanto chiunque possa scrivere. Le Atmosfere vigorose e inquiete di Plimouth, secondo dei tre brani (la i non è un errore), spazzano via ogni scoria psichedelica e ci regalano… puro jazz!
I quasi ventinove minuti di Standish chiudono l’album e rappresentano la summa di quanto detto o, cercato di dire, in precedenza. Commentare un album così complesso non è facile: i virtuosismi, gli scenari le atmosfere spiazzano e mutano continuamente… in poche parole Arte! Un album che consiglio vivamente a chi ama il jazz e, soprattutto, a chi a queste sonorità si sta approcciando.
Fortunato Mannino