Recensioni

News For Lulu – They Know

Scritto da Claudio Donatelli

I News For Lulu, anche se non inventano nulla di nuovo si cimentano in qualcosa di più interessante, utilizzando il calore degli strumenti suonati. Sicuramente un disco che non strizza l’occhio al mercato, ma che suona con passione e calore, perciò ci piace molto!

Il nome della band di cui stiamo scrivendo rimanda a momenti musicali molto impegnati sul versante dell’avanguardia, inquanto News For Lulu oltre ad essere il nome della band in questione, è anche i nome del disco di hard bop suonato e prodotto nel 1987 da John Zorn.
Il gruppo originario di Pavia, che in questi giorni ha pubblicato il loro secondo disco, anche se propone un genere musicale molto differente, è anch’esso molto impegnato e serio in quello che scrive ed interpreta.
I News For Lulu sono in cinque e dopo un buon esordio con Ten Little White Monsters datato 2006, hanno intrapreso una lunga e fruttuosa serie di collaborazioni, al termine delle quali sono tornati a cimentarsi con il primo amore, il pop rock made in USA. Per l’occasione si sono avvalsi della collaborazione tecnica di esperti del settore come Carl Saff (da Chicago) e Bruno Germano (già alle prese con i Disco Drive). Lì dove le melodie andavano rinforzate hanno reclutato un’intera sezione di fiati. Il resto lo hanno messo loro e They Know adesso è pronto!
Dodici canzoni omogenee, dalle idee chiare, quasi da maturi e rodati musicisti. Some Refused e Like a Thief segnano una doppietta niente male, due energiche ballate, dove le chitarre tese si mescolano alla dolcezza del piano e dei fiati. La voce semplice e dalla perfetta pronuncia inglese di Umberto Provenzani, anche se messa in secondo piano, sa farsi apprezzare nelle puntuali melodie.
In questo momento le giovani leve del panorama musicale internazionale si lanciano verso strumentazioni elettroniche, nel tentativo di realizzare materiale innovativo, finiscono per produrre una sorta di magma omogeneo, ognuno uguale all’atro. Noia! Invece i News For Lulu, anche se non inventano nulla di nuovo si cimentano in qualcosa di più interessante, utilizzando il calore degli strumenti suonati. My Home Is My Head ha la polvere di qualche sperduta balera per cowboys illuminata a festa, stravagante e divertente. Altra traccia degna di nota è Let’s Grow Up Like, dove i suoni ruvidi del rock incontrano le aperture soul dei fiati. Sicuramente un disco che non strizza l’occhio al mercato, ma che suona con passione e calore, perciò ci piace molto!

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Claudio Donatelli

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