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Maledetti Francesi

Scritto da Annalisa Nicastro

Uno dei luoghi più amati di Parigi, noto come il quartiere degli artisti, è indubbiamente Montmartre.
La storia che Giangilberto Monti, chansonnier e scrittore, ci racconta nasce proprio tra queste stradine tortuose e le sue piccole piazzette.

Uno dei luoghi più amati di Parigi, noto come il quartiere degli artisti, è indubbiamente Montmartre.
La storia che Giangilberto Monti, chansonnier e scrittore, ci racconta nasce proprio tra queste stradine tortuose e le sue piccole piazzette.
L’autore partendo dalla vita degli artisti ne ripercorre la carriera contestualizzando i vari periodi storici che hanno influito sullo stile, sui temi trattati, sui costumi degli interpreti stessi.
Tutto ebbe inizio quando nel 1729 Antoine Gallet, poeta e salumiere, decise di riunire i suoi amici letterati in casa. Peccato che i vicini mal sopportavano la voglia di cimentarsi nel canto della combriccola ed è così che trasferendosi nella locanda al pianterreno dello stabile, diedero inizio a questa fantastica avventura. Probabilmente senza le tante taverne, trattorie e locali parigini molti degli artisti che hanno fatto la storia della musica non sarebbero stati quello che in realtà furono.
Tanti gli illustri rappresentanti di questo genere che fecero grande il nome della Francia anche fuori dai confini nazionali e l’autore attraverso il dipanarsi della storia evidenzia le vite dei singoli chansonniers, Trénet, Piaf, Vian, Gainsbourg, Renaud e tanti altri.
Il primo vero chansonnier, colui che usò la canzone, come espressione artistica per raccontare la società e i suoi problemi fu Pierre-Jean de Béranger.
Il suo sogno di libertà lo portò a scrivere canzoni che accompagneranno di fatto le rivolte francesi del 1848. Partendo da canzoni popolari già esistenti ne riadattava i testi, attaccando magistrati corrotti, deputati inetti e i privilegi del clero. Fu nominato addirittura deputato della Comune di Parigi, incarico che rifiutò per continuare a comporre canzoni.
In seguito altri si cimentarono nel ruolo di chansonnier con canzoni che parlavano di socialismo utopistico, anarchia, repubblica.
Di pari passo nascono i cafè-chantants, locali in cui gli chansonniers dividevano il palco con le chanteuses. Molto simili a bordelli di lusso all’inizio si trasformano, poi negli anni, in locali di intrattenimento, in cui all’esibizione della starlette di turno si alternavano cantanti, poeti e saltimbanchi. Nascono locali come l’Eldorado, le Folies Bergère e il Moulin Rouge.
Di pari passo, vicino a queste forme di intrattenimento più leggere nasceva in una Parigi dei primi del novecento la chanson canaille, i cui testi erano calati crudamente nella realtà. I cafè-chantants poco si prestavano a questo genere di canzoni ed ecco nascere allora locali come Au lapin Agile, lo Chat Noir o Quat’z-Arts proprio nel quartiere di Montmartre. Queste taverne dove si beveva assenzio e vini aromatizzati divennero i luoghi di incontro delle avanguardie parigine e dei nuovi borghesi a caccia di avventure.
Ogni capitolo è qualcosa di più che un susseguirsi didascalico dei vari autori ma un momento artistico in cui collocare i diversi interpreti di questa storia le cui vite inevitabilmente si intrecciarono tra loro.
E come in una danza ottocentesca, il lettore passa da un interprete all’altro in un intreccio di figure, dove la storia politica e sociale del paese ne fa da sfondo.
Paris Canaille, canzone di Leo Ferrè, diventa il titolo del capitolo dedicato a una donna che di canaglie, durante la propria vita, ne conobbe numerose, Edith Piaf, il passerotto. Piccolina e bruttarella incantava il pubblico con una voce che sembrava spezzarsi da un momento all’altro. Tra i tanti uomini che si alternarono al suo fianco, Monti ci presenta, anche un giovane parrucchiere toscano, Ivo Livi, divenuto famoso come Yves Montand al cui successo la Piaf contribuì.
La Rive gauche, rappresenta lo stile adottato da diversi artisti che si esibivano nei locali presenti appunto in questa zona della città. Uno stile essenziale fatto di testi raffinati e anticonformisti, interpretato magnificamente da Juliette Gréco, una giovane e avvenente donna, cresciuta durante la guerra, che arrivata a Parigi si ritrova ben presto a divenire una grandissima interprete di autori come Prévert, Aznavour e un giovane Serge Gainsbourg.
Monti non trascura nessuno Trénet, Ferrè, Brel, Brassens, Gainsbourg, e addirittura non contento dedica le ultime pagine del libro a tutti gli autori e interpreti non trattati per ragioni indubbiamente di spazio in Maledetti francesi, forse un’occasione mancata da poter riprendere in un altro libro perché come Monti stesso afferma – il tempo passa ma gli autori-compositori-interpreti no.

Maledetti Francesi
Canti ribelli e vite da Chansonnier
Giangilberto Monti
NdA press

200 pp, 15 euro 

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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