Recensioni

Joshua Hyslop – Echos #SOundInEnglish

Scritto da Marco Restelli

La voce di Hyslop domina in tutto il disco: incantevole, trasparente e capace di emozionare i cuori

Joshua Hyslop è un giovane cantautore canadese emergente che è cresciuto lentamente, ma con una costante maturazione artistica. Echos – che è il suo terzo lavoro, pubblicato per Nettwork / Bertus a 3 anni di distanza dal precedente In Deepest Blue – è stato concepito e scritto principalmente osservando la vita di coloro che lo circondavano, cercando di mettersi nei loro panni. Qui è spiegato, in parte, il titolo dell’album che indica appunto questo suo tentativo di trasformare esperienze e sentimenti, quasi come un’eco appunto, in una manciata di canzoni. D’altra parte, alcune tracce riguardano la sua vita con la dichiarata speranza che le canzoni possano “incoraggiare gli altri a trattarsi l’un l’altro con maggiore gentilezza”
Lo stile che predomina nell’album è un folk dal ritmo calmo, che ricorda un po’ il migliore Joshua Radin, o l’ispirato Ed Sheeran che sa regalarci languide ballate.
La voce di Hyslop domina in tutto il disco: incantevole, trasparente e capace di emozionare i cuori in ognuno degli undici episodi che fanno parte della tracklist. Ne consegue che, dovendo scegliere i brani più interessanti, si ha davvero l’imbarazzo della scelta. Long way down e Lighter than a stone, ritengo abbiano qualcosa in più, forse perché ho una passione personale per il suono dell’armonica che qui ogni tanto fa capolino sullo sfondo, creando un’atmosfera che definirei tipicamente americana.
How you’ve been è la più intensa in assoluto, con echi elettrici che coprono la base acustica e il ritmo scandito da leggere percussioni. Alla fine della canzone, i rumori di un tempo burrascoso cesellano il tutto e anche se il risultato non è affatto radiofonico direi che è assolutamente adorabile. Un approccio più semplice e orecchiabile lo si trova in In the dark, in cui “appare” un banjo, e in Fall che è stato scelto come singolo apripista. Quest’ultima è dolce ballata (un po’ a la Ray LaMontagne) che lancia un messaggio di speranza, perfino quando ogni cosa potrebbe suggerirci che nella nostra vita sia ormai tutto finito e non valga più la pena continuare. Dedicata a chiunque si senta in uno stato mentale di insuccesso totale.
Riassumendo, Hyslop dimostra di essere un artista maturo che può legittimamente aspirare a raggiungere il mainstream, se sarà in grado di giocarsi le sue carte nella comunicazione che, in questo momento piuttosto difficile per la discografia, rimane cruciale. Speriamo che passi per l’Italia per poter assistere a uno dei suoi concerti.


#SOundInEnglish
Joshua Hyslop
is a young emerging Canadian singer-songwriter who has slowly grown, but with a constant artistic determination. Echos, which is his third work, released through Nettwork / Bertus – 3 years after the previous In Deepest Blue – was conceived and written mainly observing the life of those around him, trying to walk in their shoes. Here is explained, in part, the title of the album that indicates precisely this try to transform experience and feelings, almost like an echo, into a handful of songs. On the other hand, some tracks concern his life with the well declared hope that the songs can “encourage others to treat each other with greater kindness.”
The style that gives its mark to the album is a nice folk, with a calm rhythm, which recalls a bit the best Joshua Radin, or the inspired Ed Sheeran who is able to release languid ballads too. Hyslop’s voice dominates all through the record: enchanting, transparent and able to move hearts in each of the eleven episodes that are part of the track list. It follows that, having to choose the most interesting tunes, you are really spoiled for choice. Taking Long way down and Lighter than a stone I think they have something more, perhaps because I have a personal passion for the sound of harmonica that here occasionally enters from the background, creating an atmosphere that I would call typically american.
How you’ve been is the most intense ever, with electric echoes covering the acoustic base and the rhythm that is punctuated by a slight percussion. At the end of the track noises of a stormy weather chisel the whole thing and even if the result is not radio friendly all is very lovely. A more catchy approach is instead found in Into the dark, in which a banjo appears, and in Fall that has been chosen as the main single. This last sweet ballad (a bit a là La Ray LaMontagne) is full of hope, despite everything could suggest us that all in our life is almost over, and not worth continuing. A positive message for anyone who feels in a total failure state of mind.
Summing up, Hyslop proves to be a mature artist who can legitimately aspire to reach the mainstream, if he is able to play the cards of communication that, in this quite hard time for discography, remains crucial. We hope he’ll come to Italy, to be able to attend one of his gigs.

 

 

About the author

Marco Restelli

Originario di Latina, ma trapiantato ormai stabilmente a Bruxelles. Collaboro con diversi siti musicali. Collezionista di dischi dai primi anni '80, ascolto praticamente ogni tipo di musica, distinguendo solo quella che mi emoziona da tutto il resto.
In progetto: l'attività di promoter di eventi live di artisti emergenti nel Benelux. Sono orgogliosamente cattolico, ma ritengo che la tolleranza sia alla base delle relazioni umane. Se dovessi salvare un solo disco, fra i miei 3500, sceglierei "Older" di George Michael. La mia più grande passione, oltre alla musica: la mia famiglia e i miei tre bambini.

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