Diciamo subito, a scanso di equivoci, che l’album che presentiamo oggi non è né facile né per tutti né, tantomeno, estivo anche se è uscito il 14 luglio. Lontanissimo dal concetto tradizionale di canzone, orientato verso una sperimentazione che contamina musica classica con manipolazioni elettroniche di ogni tipo, si pone come scopo quello di evocare nell’ascoltatore ricordi, immagini sensazioni seppellite nel subconscio dalle vicissitudini del quotidiano.
Il titolo, non a caso, è Visible Music For Unheard Visions e porta la firma di Giovanni dal Monte artista non nuovo a questo tipo lavori e, soprattutto per questo, molto apprezzato.
Opere concettuali? Ermetiche? Seminali? Minimali? La risposta a tutte queste domande in parte è sì. Una risposta che nasce immediata soprattutto dopo i primi disorientanti ascolti. Un disorientamento che stimola il riascolto o, se preferite, l’ascolto attento. Solo dopo, infatti, emerge l’aspetto più vero di questo lavoro: quello psicologico – evocativo.
Nel silenzio notturno della mia stanza, al chiarore della luna piena e della volta celeste, quest’opera ha dato corpo ad immagini del passato sopite nel mio subconscio, evocato volti e fatti che il tempo sembrava aver cancellato. Un’esperienza intensa che mi auguro ognuno a modo suo, nel proprio angolo di tranquilla solitudine, possa ripetere.
Un itinerario irto d’insidie quello che propone Giovanni dal Monte, un itinerario che non mancherà di stupire chi ha voglia di confrontarsi con il proprio Io sopito.