Recensioni

Fleet Foxes – Helplessness Blues

Scritto da Claudio Donatelli

Il disco è un profondo viaggio nella vita, i sentimenti di quelle anime invisibili, le persone comuni che vivono ai margini di quella vita messa, invece, in primo piano. Un blues visionario che aiuta a capire la realtà che ci circonda in questi giorni, fatta di arida indifferenza e superficialità.

Tra i sobborghi di Seattle si è formata una delle band più importanti per la musica contemporanea mondiale. Prima due amici di scuola poi fondatori del loro gruppo musicale i Fleet Foxes, Robin Pecknold (chitarra, voce) e Skyler Skyjelset (chitarra, cori) hanno sin da subito fuso insieme la passione per la musica folk rock.
Nel 2006 un produttore musicale di Seattle è rimasto colpito dai loro testi profondi e dalle loro melodie e così li ha aiutati a registrare prima un semplice demo che gli ha fruttato una grande fama locale e tanti live entusiasmanti. Da qui si arriva al disco di debutto Fleet Foxes del 2008, acclamato da pubblico e critica ovunque. Miscela eccitante di folk music dal nord ovest degli USA e rock melodico proveniente dalle spiagge della costa del Pacifico.
La band ovviamente si è strutturata ora, sei sono i componenti stabili, oltre alle chitarre, si può ascoltare tastiere e una forte base ritmica.
Il nuovo disco, pubblicato sempre per Sub Pop, si chiama Helplessness Blues, la copertina è una vera opera d’arte che merita l’acquisto del vinile, per poterla apprezzare meglio. Il disco è un profondo viaggio nella vita, i sentimenti di quelle anime invisibili, le persone comuni che vivono ai margini di quella vita messa, invece, in primo piano. Così non rinnegano i loro grandi maestri quali Dylan, Young, Wilson, anzi rendono loro onore, rilanciando così la sfida della musica poetica e popolare nel dare merito e onore ai simple men.
L’album si compone di dodici tracce dove nota dopo nota non sembrano mollare la tensione artistica. I Fleet Foxes non perdono lo smalto mostrato nel primo disco e anche nel secondo riescono a comporre alcune bellissime canzoni dalla melodia perfetta, sfruttano al massimo la coralità di strumenti e voci. Le trame e gli intrecci delle chitarre acustica ed elettrica generano un onirico paesaggio.
Le voce di Robin, spesso rinforzata da cori, ci accarezza e scandisce le parole delle sue reali storie. Un disco questo che merita molta attenzione e un ascolto ripetuto per poter apprezzare il grande lavoro artistico che si cela dietro le dolci melodie. Un blues visionario che aiuta a capire la realtà che ci circonda in questi giorni, fatta di arida indifferenza e superficialità. La band si contraddistingue anche per la forte presenza della natura tra le note delle loro canzoni, l’oceano, il mattino, le montagne sono spesso i protagonisti di queste semplici storie. La natura, quella selvaggia, ispira i pensieri e gli umori di questo disco, muove i sentimenti verso un ricoperta di questo elemento fondamentale della nostra esistenza.

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Claudio Donatelli

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