Interviste

Estuario, Intervista

Scritto da Annalisa Nicastro

siamo io e una chitarra classica. E una valanga di dubbi in rima

Estuario è il progetto cantautoriale di Ulisse Poggioni, con cui abbiamo fatto una bella chiacchierata sulla musica che ama, sul suo lavoro d’esordio “Se Esiste Una Terra” e su molto altro. Quello che ci ha più colpito è il suo essere poetico nella vita come nella sua musica, leggete, ma soprattutto ascoltatelo e ci darete conferma!

Hai deciso di chiamare il tuo progetto cantautoriale “Estuario”, come mai?
Per il consistente numero di cose che ho trovato in questa parola. Anzitutto il significato. Penso che ogni cosa possa essere descritta utilizzando come metafora il fiume o il mare, quindi l’estuario, il luogo dove si incontrano, rappresenta per me qualcosa di speciale. Ma anche la parola in sé nasconde delle sorprese: comprende tutte le vocali della lingua italiana e ne contiene due parole molto belle: ‘tu’ ed ‘io’.

Ti descrivi come un progetto musicale diversamente giovane, ci spieghi meglio?
Io sono nato vecchio, dice mia madre. Dev’essere questo. Il punto è che riconosco intorno a me un’ansia, un’ossessione per la giovinezza e la sua ostentazione ad ogni costo che non condivido. Ma forse, più semplicemente, riconosco pacificamente di essere un giovane che ha gusti un po’ vecchi (non retrò, quello è da giovani).

Hai ricevuto il Premio della critica al festival Indierefugio di Livorno – 2014, che esperienza è stata?
Il Refugio di Livorno ,che organizza il festival, è una realtà molto bella ed interessante e sono stato soprattutto contento di conoscerla ed entrarvi in contatto. Ricevere il premio della critica è stato sicuramente un bel finale per questa esperienza e ne sono stato lusingato.

“Se esiste una terra” è il tuo album d’esordio, i 9 brani sono nove storie che parlano di vita reale, proponi delle soluzioni per migliorarla?
Senza farlo apposta può essere che a volte ci scappi qualcosa che somiglia ad una soluzione. La verità è che soluzioni passpartout non ne esistono. Esistono le esperienze che ognuno si porta dietro e gli infiniti modi per condividerle. Il resto è relativo. Sono un sostenitore della confusione come strumento narrativo, probabilmente perché sono una persona confusa. La realtà mi appare priva di punti di riferimento stabili, quindi non saprei come proporne a mia volta.

Quando ti esibisci live qual’è la tua formazione?
Attualmente siamo io e una chitarra classica. E una valanga di dubbi in rima.

Annalisa Nicastro

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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