Interviste

Easy One, Intervista

Scritto da Annalisa Nicastro

Reggio, per me rimarrà sempre Zion. M sono trasferito al nord da tempo, ma non la dimentico, come del resto non scordo il mio accento, che non è mai cambiato, e la mia gente.

Abbiamo fatto una chiacchierata insieme qualche anno fa, quando uscì l’ultimo album dei Kalafro di cui hai fatto parte, oggi ti troviamo con un nuovo progetto, Easy One. Quando è nata l’esigenza di fare qualcosa di tuo?
L’esigenza è nata soprattutto quando ho capito che era arrivato il momento di confrontarsi da solo con il pubblico e gli altri artisti. Quando suoni in un collettivo (i Kalafro, che non finirò mai di ringraziare), le decisioni vengono sempre prese insieme, invece essere da solo ti consente di sbagliare di più ma anche di imparare prima le cose. Avevo già fatto dei lavori solisti, ma sinceramente ero ancora immaturo per farlo, ora mi sento più completo umanamente e artisticamente per poter intraprendere un cammino tutto mio. Sono convinto che se un artista non fa esperienze personali che gli permettano di poter raccontare storie (che siano sue o di altri) nuove e interessanti, cadrebbe nel tunnel dell’auto-celebrazione che non è di certo un male, ma in un album ben strutturato musicalmente mi aspetto anche altro.
L’aspetto speciale della musica è proprio questo: avere la possibilità di narrare in rima la realtà, se poi sei anche bravo a raccontare frammenti della tua vita in modo accattivante e intelligente sei pronto a fare “musica” con la M maiuscola.

Cosa è cambiato rispetto a quello che facevi prima?
Il mio approccio è cambiato. Prima di tutto partivo dai concetti per poi arrivare successivamente alla musica, mentre oggi mi sento di fare un discorso diverso, quasi inverso. Cerco di partire dal beat per realizzare una canzone, dalla melodia, dalla metrica, dalla scelta delle rime e delle produzioni musicali, ovviamente non tralasciando il testo e la tematica che sono fondamentali. Per esempio in “SCREENSHOT! Mixtape”, che ho fatto con BLO/B e Dj Daf.Tee – miei colleghi di Maad Block, oltre che grandi fratelli -, si può notare questo tipo di attitudine: visto che i concetti e le rime nel mio repertorio sono state sempre presenti, questa volta ho puntato sulla tecnica, cercando di soffermarmi su alcuni dettagli che prima non prendevo neanche in considerazione, comprese le tecniche di registrazione che ora rispetto al passato sono migliorate del 100% grazie anche allo studio che mi sono fatto vicino casa. Ai nuovi dico: scrivete e registrate continuamente, solo così si migliora. (Casile Docet)

Sei sempre stato attento a creare un hip hop di qualità, a che punto siamo in Italia?
Secondo me siamo a un buonissimo punto. Sto vedendo grande fermento in giro. Qualunque cosa se ne dica, il livello è alto e soprattutto il ventaglio di scelte tra i rapper è vasto. Io ho sempre cercato di trattare un certo tipo di tematiche ma sinceramente a volte anche a me piace sputare fuoco sulla track. Ecco perché non faccio l’ortodosso del rap. Penso che la musica sia importante per adulti e adolescenti, ma non si può pretendere che tutti la vedano alla stessa maniera.
Può essere che il pubblico di Fedez non ascolti l’Unlimited Struggle (tanto per fare un esempio), ma non penso sia una grande tragedia per l’Unlimited, onestamente. Non per parlare di Fedez a sproposito (non mi piace parlare di altri artisti se non in faccia), eh, ma solo per cercare di spiegare che nella discografia, come nel cinema, ci sono diversi generi e soprattutto diversi approcci in cui per me non esiste il “giusto/sbagliato”, semmai il “mi piace/non mi piace” (ma non sto parlando di facebook, intendiamoci).

E’ appena uscito il singolo “Il Mio Nome” che anticipa il tuo primo album di prossima uscita. Abbiamo visto nel video del singolo la presenza delle comparse di eccezione… ce ne parli meglio?
Sì, è nata questa bella collaborazione tra me e Dj Shocca, uno dei miei produttori musicali preferiti di sempre. “Il mio nome” non è altro che un manifesto, di come sono io oggi: incazzato, grintoso e in grande fermento. Avevo inviato a Shocca l’acappella su un’altra base e lui dopo pochissimo tempo mi ha droppato la “bomba”, una base davvero magistrale. La cosa di cui sono più contento è che me l’ha cucita addosso come fanno i grandi produttori, cosa che in Italia sanno fare in pochi.

Il disco poi sarà interamente curato da Shiva, un produttore musicale che condivide con te la città di nascita, Reggio Calabria. Cosa ti ha dato/lasciato Reggio Calabria?
Ti dico solo tre cose sul disco perché non voglio svelare troppo:
– Ci saranno un sacco di big della scena italiana hip hop e reggae, sia al mic sia alle macchine.
– Ho lavorato per la prima volta con un team e nello specifico con un arrangiatore che si chiama appunto Shiva (produttore di varie basi dei Kalafro), grande amico e grande genio.
– Sarà un album musicale e con un approccio molto “positive” in cui non mancheranno i “rapponi” come piacciono a me :)
Riguardo a Reggio, per me è e rimarrà sempre zion. Anche se ormai mi sono trasferito al nord da tempo, non la dimentico, come del resto non scordo il mio accento, che non è mai cambiato, e la mia gente.

Annalisa Nicastro

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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