Claudio Donatelli intervista Coeur De Pirate – Foto Victor Deleo
Coeur De Pirate, all’anagrafe Beatrice Martin, è di Montreal e canta prevalentemente in francese, anche se nel suo ultimo album “Roses” usa prevalentemente l’Inglese.
I suoi album hanno raggiunto, in brevissimo tempo, la top 3 delle classifiche francesi: il primo – l’eponimo “Coeur de pirate” – è stato nominato nella categoria album francofoni dell’anno al Juno Award 2009 mentre, appena due anni dopo, la pubblicazione del suo secondo lavoro “Blonde” è seguito ad una tournèe che inizia, ufficialmente, l’8 dicembre al Bataclan di Parigi.
Nel 2015 esce, infine, il suo terzo album “Roses” che registra già più di un milione di copie vendute. In patria è stata capace di far avvicinare un’intera generazione di giovani del Quebec alla “chanson francese” ed il suo successo non sembra arrestarsi tant’è che, in ambito extra musicale, Fendi ha pensato a lei come testimonial, per celebrare un’intera collezione di occhiali.
Il 16 novembre, abbiamo seguito per voi il concerto al Monk di Roma ed è stata certamente un’esperienza entusiasmante. L’atmosfera creata dalla cantautrice e pianista canadese ha, fin da subito, coinvolto i suoi fans che si sono lasciati cullare dalla raffinata melodia dell’artista la cui presenza scenica si è rivelata, fin dalle prime note, più che totalizzante.
Couer si è difatti rivolta al suo pubblico con semplicità ed ironia intervallando, fra un pezzo ed un altro, sorrisi e battute sia in francese, sua lingua madre, che in inglese riuscendo però subito a ricalarsi con grazia nel suo inesplorato e raffinato mondo musicale, non appena le dita prendevano contatto con i tasti del suo pianoforte.
In chiusura, il suo successo Comme Des Enfants – già disco d’oro in Belgio ne ha definitivamente suggellato l’empatia fra l’artista ed il suo pubblico, che l’ha accompagnata con trasporto in quello che, certamente, è da considerarsi fra degli attimi più intensi, intimi e partecipati della sua intera performance “live”.
Foto e Live Report del concerto di Bruno Pecchioli