Recensioni Soundcheck

Claudio Conti – Saltworks

Scritto da Marco Restelli

la scena musicale indipendente italiana (in qualsiasi lingua deicida di cantare) ha ancora molto da dire

È sempre bello scoprire nuovi artisti che fanno musica di qualità. Claudio Conti è un cantautore di Cagliari che, dopo aver militato nei Magic Salad, per la prima volta si mette alla prova come solista pubblicando questo intrigante Saltworks che esce per la Seahorse Recordings.
L’approccio musicale di base è folk, acustico ma con alcune cesellate elettriche sempre appropriate e discrete, dai ritmi piuttosto bassi. Le melodie sono tendenzialmente semplici e orecchiabili, ma di tanto in tanto (come in High above) sembrano quasi avvitarsi e offrono all’ascoltatore piacevoli viaggi ipnotici che denotano un coraggio degno di nota. I testi risultano tutti poeticamente ermetici e quindi necessitano di uno sforzo superiore alla media se si vuole tentare di entrare in sintonia più completa con il loro autore. Ma credo che, in fondo, il modo migliore di godersi questo disco sia quello di ascoltarlo tutto di un fiato senza troppi ragionamenti cervellotici che impedirebbero di farsi avvolgere dalle sue note e dall’originale voce di Conti. Tra l’altro la sua pronuncia inglese è così buona che sembra di essere davanti a un album di un delfino di Ben Watt, o perfino di Elliot Smith.
Volendo citare gli episodi esteticamente più significativi trovo che l’apertura di Veiled sun, sia perfetta per introdurre Saltworks perché, nonostante sia più mid-tempo rispetto al resto dei brani che sono quasi tutti lenti, lascia comunque percepire il mood che seguirà. Mood che diventa pienamente malinconico, con venature dark, in Nestled feelings (qui siamo sulla linea dei R.E.M. di Automatic for the people) anche grazie allo splendido violoncello di Carlotta Dello Jacono che tende ad amplificare l’effetto.
Il trittico finale – composto da Nothing is behind you (notevole il sax di Andrea Morelli), dalla cullante A dying kiss e dal bonzai finale di Isles – chiude alla grande il cerchio di un album che merita gli sia dedicato del tempo, senza le solite distrazioni di cui la nostra vita è spesso stracolma. Il che conferma che la scena musicale indipendente italiana (in qualsiasi lingua deicida di cantare) ha ancora molto da dire e, nel caso specifico, ha tutte le carte per confrontarsi senza alcun timore reverenziale anche sul mercato discografico internazionale.

About the author

Marco Restelli

Originario di Latina, ma trapiantato ormai stabilmente a Bruxelles. Collaboro con diversi siti musicali. Collezionista di dischi dai primi anni '80, ascolto praticamente ogni tipo di musica, distinguendo solo quella che mi emoziona da tutto il resto.
In progetto: l'attività di promoter di eventi live di artisti emergenti nel Benelux. Sono orgogliosamente cattolico, ma ritengo che la tolleranza sia alla base delle relazioni umane. Se dovessi salvare un solo disco, fra i miei 3500, sceglierei "Older" di George Michael. La mia più grande passione, oltre alla musica: la mia famiglia e i miei tre bambini.

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