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Carmen Souza & Theo Pascal Trio @ WorldMusicFestival Castelsardo 2017

Scritto da Claudia Erba

In un mélange sonoro multiculturale, bruniture timbriche e registri acuti, vibrati dilatati e fraseggio scat

Chiusura in grande stile il 12 agosto per il WorldMusicFestival Castelsardo 2017: nella suggestiva terrazza del Castello dei Doria si è tenuto il concerto di Carmen Souza &Theo Pas’cal Trio.
In oltre due ore di performance la cantante portoghese è stata accompagnata-in un simbiotico interplay- dai fedelissimi Theo Pas’cal-tra l’altro suo produttore e mentore- (contrabbasso e basso elettrico) e Elias Kacomanolis (batteria). Il concerto ha rivelato in tutte le sue sfumature il Souza-Pascal AfroSound, un métissage di Batuque, Morna, Semba, Funana, Quilapanga, sonorità afro-brasiliane, suggestioni cubane e incursioni jazz.
Nel crossover stilistico della Souza, che esplora l’universo sonoro afro in senso lato muovendosi lungo rotte transoceaniche- dalle ex colonie portoghesi di Capoverde, Angola, Mozambico verso il Brasile e Cuba- per poi risalire sino alle coste di New Orleans e al jazz degli albori, convivono pittoresca evocazione di mondi lontani, esotismo folk, spiritualità antica e rielaborazione contemporanea.
Il sorprendente cosmopolitismo sonoro della vocalist e compositrice- unanimemente considerata dalla critica una delle voci più interessanti della world music- affonda le sue radici in un forte senso identitario; trait d’union l’intimità ancestrale del suo dialetto nativo, il creolo capoverdiano.
Tra gli episodi più felici del concerto la superba interpretazione di “Moonlight Serenade”,“Ligria” e “Senhorinha” (tratti dall’album CREOLOGY – 2017Jazzpilon/Galileo), la travolgente e coloratissima “Afri Ka” (PROTEGID – 2010, Jazzpilon/Galileo), le sapienti riletture del canzoniere di Horace Silver, pianista e compositore statunitense di origine capoverdiana (“Song for my father”,”The Cape Verdean Blues”, “Pretty Eyes”).
“Upa Neguinho” del brasiliano Edu Lobo (contenuta nell’ultimo album dell’artista, CREOLOGY – 2017 Jazzpilon/Galileo) e l’omaggio a Miriam Makeba con “Pata Pata” hanno infiammato il pubblico, ammaliato dalla vocalità incantatrice e cromatica della Souza, capace di convogliare in un mélange sonoro multiculturale bruniture timbriche e registri acuti, vibrati dilatati e fraseggio scat, continuum tattile e vis drammatica.

Articolo e Foto di Claudia Erba

 

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Claudia Erba

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