Sound&Vision

Vinicio Capossela – Auditorium Conciliazione

Scritto da Chiara Lucarelli

Impeggiamo per immegliarci e tutto sarà stato un regalo

“Con i tasti che ci abbiamo”: questo il nome che Vinicio Capossela decide di dare al suo nuovo tour, prendendo in prestito il titolo del brano di chiusura del suo ultimo lavoro “Tredici canzoni urgenti”.
Dal sito ufficiale dell’eclettico artista – recentemente insignito anche della laurea ad honorem presso l’università Orientale di Napoli – leggiamo a guisa di presentazione di questa nuova avventura, :

“Con i tasti che ci abbiamo suoneremo e parleremo e canteremo nel riparo dei teatri in autunno. Il cuore urgente (per citare il telegrafista di Jannacci) non ha bisogno di maschere, scenografie e infingimenti, è un cuore messo a nudo, una radiografia a torace aperto. Soltanto riconoscendo la nostra finitezza possiamo costruire sui nostri limiti delle possibilità. Ed è quello che cercheremo di fare il prossimo autunno nei teatri, declinando il concetto dell’urgenza nell’essenzialità della musica, con una formazione di musicisti e musiciste aperta ad accogliere, di città in città, l’ospite e con un repertorio a scaletta libera incentrato sul perno di queste tredici canzoni, in una specie di mensa all you can eat a cui mangeremo tutti. Impeggiamo per immegliarci e tutto sarà stato un regalo.” (Vinicio Capossela)

Istrionico e coinvolgente come sempre, Vinicio Capossela sale sul palco per questa seconda data romana, accompagnato da musicisti d’eccezione: Andrea Lamacchia al contrabbasso, Alessandro “Asso” Stefana alla chitarra, Daniela Savoldi al violoncello, Raffaele Tiseo al violino, Michele Vignali al sassofono e Piero Perelli alla batteria. Ospite della serata anche Raiz, che come tanti altri ha collaborato anche ad un brano dell’ultimo disco.
La suggestiva scenografia che fa da sfondo al concerto è dominata da una grande luna sospesa in altro sopra alle teste dei musicisti. Astro pallido ed affascinante per eccellenza, la luna di Capossela rappresenta il luogo onirico e rarefatto dove risiede la ragione, quella ragione che ormai sembra essersi persa invece su un globo terrestre in preda alla follia. Così sembrano suggerire le parole di “Ariosto governatore” uno dei brani contenuti nelle “Tredici canzoni urgenti”:

Se il senno è sulla luna
Qualcuno l’ha raccolto e lo raduna
Se la ragione è qui che si conserva
Vuol dir che sulla terra
Non è rimasta che follia

Capossela presenta al suo pubblico uno spettacolo diverso dai precedenti, un viaggio lungo due ore che declina i temi del sogno e dell’immaginifico a lui cari, accostandoli questa volta a quelli dell’impegno civile e della necessità di battersi per eradicare la violenza di genere, la guerra, e tutti i mali che avvelenano il mondo odierno. Si tratta delle stesse tematiche che hanno ispirato il suo ultimo album dopotutto, e che per l’urgenza che le caratterizza, devono essere diffuse il più possibile.
È il cantautore stesso a spiegare, ancora una volta, l’essenza del suo nuovo lavoro:
“Sono canzoni che riguardano un mondo irragionevole e in fase di trasformazione. Viviamo un’epoca fatta di emergenze civili, umanitarie, sessiste, fasciste, xenofobe, ambientali. Siccome sono le emergenze a muoverci a qualche forma di reazione, l’urgenza di questi brani è la risposta all’atomizzazione della società che oggi sembra ridotta all’individuo, persino se si parla di istituzioni o di geopolitica” (Vinicio Capossela)
E allora, ecco prendere lentamente forma sul palco, un concerto in cui il pubblico è chiamato alla partecipazione collettiva, alla reazione, al rifiuto di un immobilismo individualista che lo rende inerte ed incapace di agire. Un viaggio musicale ma anche politico e sociale, dal quale ci si distacca con riluttanza a fine serata, ritrovandosi tuttavia arricchiti nel cuore e nell’anima. Uno spettacolo che è anche esperienza ,ma soprattutto spunto di riflessione sui tempi che stiamo vivendo e sul contributo che ciascuno di noi ha il dovere di dare, perché alcuni mali del nostro secolo vengano finalmente e definitivamente eradicati. I tasti che ci abbiamo saranno dunque le armi da impugnare nel momento dell’azione:
“I tasti del pianoforte, smontati, sembrano spazzolini da denti per elefanti, o metri di legno da muratore. Privati del loro compito, e del complesso dello strumento per il quale sono costruiti, diventano lunghe dita inarticolate, smaltate in punta, a volte di bianco a volte di nero. Schegge di qualcosa che si è rotto, di un mondo fatto a pezzi come da un congegno che ti è esploso tra le mani. […] Pezzi di legno e smalto che a volte feriscono a volte carezzano, a volte grattano la schiena. Possono essere schegge, coltelli o amuleti, ma è comunque tutto quello che abbiamo per affrontare i mostri fuori e dentro di noi.
Affrontarli insieme è meglio che affrontarli da soli. [..]” (Vinicio Capossela)

Qui la scaletta della serata:
Sul divano occidentale (con Raiz)
All you can eat
La parte del torto
Dalla parte di Spessotto
Staffette in bicicletta
Il bene rifugio
Parla piano
La cattiva educazione
Minorità
Cha cha chaf della pozzenghera
La crociata dei bambini
Ariosto governatore
Gloria all’archibugio
Il povero cristo
I musicanti di Brema
Marajà
Figli di Annibale (con Raiz)
Che coss’è l’amor
Zampanò
Il Tempo di regali
L’uomo vivo
Con i tasti che ci abbiamo

Si ringraziano GDG Press Ufficio Stampa, Ventidieci ed Auditorium Conciliazione.

About the author

Chiara Lucarelli

Sono nata a Roma e cresciuta coltivando contemporaneamente diverse passioni: la musica, il teatro, la fotografia, i viaggi ed il cinema.
Dopo aver trascorso svariati anni spaziando dall’una alle altre in maniera alternata, ho trovato infine una modalità che mi permettesse di coniugarle tutte in contemporanea, quella della fotografia musicale, di spettacolo e performance artistica in senso più ampio.
Mi occupo di live report di concerti, teatro, interviste e ritratti.

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