Anche quest’anno si è tenuto il consueto appuntamento con la kermesse estiva del Blubar Summer Festival di Francavilla Al Mare (CH), cinque giorni di musica a tutto tondo. Tra gli ospiti di questa 19ma edizione troviamo: Samuele Bersani, Dolcenera, Joe Bastianich, Stef Burns, The Gang, gli Osanna e Tullio De Piscopo. Proprio con il guru italiano della batteria abbiamo avuto modo di intavolare, il giorno 5 agosto, un’interessantissima conversazione che ha spaziato tra passato, presente e futuro.
Puoi darci qualche anticipazione riguardo lo spettacolo che terrai questa sera sul palco del Blubar Summer Festival?
Farò una mia personale cronistoria attraverso le mie esperienze e la scala melodica napoletana portata al jazz e al blues, omaggiando il nostro fratello in blues, Pino Daniele. Ascolteremo dei grandi successi come “Andamento Lento”, “Stop Bajon”, “Primavera”, “E Allora E Allora” e il brano che aveva arrangiato Pino per me prima di lasciarci che è “Canto D’Oriente”. Sarà uno show all’insegna dell’amore e della vita.
Questa sera con te ci saranno gli Osanna, vere leggende del prog italiano, movimento a cui ti sei accostato particolarmente suonando nei New Trolls. Cosa vuoi raccontarci di quel periodo?
Abbiamo fatto qualcosa di spettacolare con “New Trolls Atomic System” prima e “Tempi Dispari” poi, sfondando anche in Giappone. E’ stata una bella esperienza, durata solo due anni, anche perché io avevo già in testa di fare tutto quello che ho fatto successivamente.
Hai suonato con tantissimi artisti: ti chiedo, escludendo Pino Daniele per un attimo, quale collaborazione ti è rimasta più nel cuore?
Suonare con così tanti artisti è stato importante, ma allora non me ne rendevo conto. Oggi quando vedo i fans arrivare con i dischi in mano da farmi firmare capisco quanto roba di qualità ho fatto nella mia carriera. Quindi per me è un orgoglio aver lavorato con Quincy Jones, con Don Costa e con sua figlia Nikka per dei provini che sono stati poi mandati a Michael Jackson. Sono stato produttore di sala per L’Era Del Cinghiale Bianco di Franco Battiato, l’album che ha segnato la svolta dell’artista siciliano. Però nel cuore mi è rimasta la collaborazione con Astor Piazzolla: lui mi diede la partitura di “Libertango” e, non avendo mai suonato un genere dove la batteria non esiste, d’acchito ho improvvisato quei ritmi che oggi tutto il mondo conosce, il cosiddetto nuevo tango.
Abbiamo parlato di Battiato: vuoi dirci qualcosa in più sul vostro rapporto?
Franco era un grande, un uomo discreto, tranquillo, amava starsene da parte. Ha lasciato dei segni indelebili. L’ho conosciuto addirittura negli anni 60, perché io avevo una camera a Milano, che dividevo con un altro musicista. Ricordo ancora l’indirizzo: via Gustavo Modena 25. Quando scendevo le scale per andare a suonare in qualche night club, spesso vedevo un pulmino tutto scassato con scritto “Franco Battiato”. E un giorno, tornando dal lavoro, ci siamo incrociati per la prima volta.
Sei anche insegnante di batteria presso il NAM di Milano: quali doti sono necessarie per realizzarsi come musicista?
Purtroppo devo dirti che tra i giovani d’oggi c’è troppo tecnicismo, sia sulla batteria che sugli altri strumenti. Manca il feeling, manca la personalità. Quello su cui insisto con i miei allievi è la ricerca di un suono proprio, senza scopiazzature.
Che effetto ti fa ripensare a un uomo e a un musicista straordinario come Pino Daniele?
Pino era una persona infinita, era la musica. Stava sempre con la chitarra in mano. Io ero un maniaco dello studio, ma lui mi superava di cento volte. E’ sempre presente, tutti i giorni della mia vita, nei miei pensieri e nelle mie preghiere.
