La soffitta

R.E.M.- New Adventures in Hi Fi (1996)

Scritto da Marco Restelli

Inutile negarlo: i R.E.M. hanno lasciato un vuoto incolmabile nel panorama musicale mondiale. Un gruppo incredibile, quello di Michael Stipe e compagni, la cui discografia è sostanzialmente divisibile in tre ere ben distinte

La prima – che va da Murmur (1983) a Document (1987) – rappresenta la fase della band di culto, con l’etichetta I.R.S., poco conosciuta all’estero ma amatissima dai giovani americani. La seconda invece, che inizia con Green (1988) e la major Warner Bros. Records, è senza dubbio da considerarsi la Golden Age Mainstream del Gruppo di Athens comprendendo dischi immortali come Out of time (1991) – con quella Losing my religion che li sparò come un razzo nella ionosfera mondiale – e il capolavoro assoluto Automatic for the people (1992). Nel 1995 durante il tour di Monster, un aneurisma colpisce il batterista Bill Berry durante un concerto a Losanna e l’evento lo segna così fortemente che dopo la pubblicazione di New Adventure in Hi-Fi abbandonerà l’attività artistica. Ecco perché questo album, oltre ad essere oggettivamente splendido per i motivi che tenterò di chiarire in questa mia recensione, è ulteriormente importante segnando la carriera dei REM che dal successivo Up (1998) apriranno la loro terza era, presentandosi ormai come un trio.
Dal punto di vista del sound New Adventures è fortemente influenzato dalla genesi delle canzoni, nate in pratica on the road e registrate in maniera più diretta, meno prodotta rispetto ai precedenti lavori. Se il citato Automatic aveva portato il gruppo sul terreno più Alternative Country Rock (genere in ascesa ed al quale aprirà le porte del paradiso) Monster li aveva catapultati sul fronte elettrico dall’anima quasi punk.
Il loro successore è senza dubbio più vicino a quest’ultimo, con brani tirati come Wake up bomb, la radiofonica Bitter sweet me o la caotica Binky the doormat. Tuttavia, ci sono diversi episodi che si distanziano da quel disco tra i quali spicca il bellissimo duetto con Patti Smith, E-bow the letter che fu scelto dal gruppo come singolo apripista, pur non avendone l’anima in senso commerciale (fu infatti, da quel punto di vista, un vero e proprio flop). Molto diverse anche l’onirica How the west was won and Where it got us piazzata in apertura e la più acustica New test leper.
Se dovessi scegliere però i pezzi da 10 e lode del disco, da una parte opterei per l’ipnotica Leave me che trovo perfetta per un viaggio in auto ad alta velocità, con quei riff ed effetti che solo Peter Buck sa regalarci. Dall’altra giocherei su un cavallo sicuro come la finale Electrolite – ballata piano, voce ed archi – che fu ispirata dalla vista notturna di Los Angeles, da un aeroplano (da qui i versi “…20 Century goes to sleep” e “Hollywood is under me…”). Pezzo semplicemente splendido.
I REM che seguiranno New Adventure in Hi-Fi riusciranno ancora ad emozionare, scrivendo diverse canzoni che è sempre un piacere ascoltare, ma la magia della loro formazione a quattro purtroppo svanirà ed era forse in qualche modo già nel destino che prima o poi sarebbe stata scritta la parola fine, così abilmente evocata nel titolo del loro ultimo album Collapse into now.

About the author

Marco Restelli

Originario di Latina, ma trapiantato ormai stabilmente a Bruxelles. Collaboro con diversi siti musicali. Collezionista di dischi dai primi anni '80, ascolto praticamente ogni tipo di musica, distinguendo solo quella che mi emoziona da tutto il resto.
In progetto: l'attività di promoter di eventi live di artisti emergenti nel Benelux. Sono orgogliosamente cattolico, ma ritengo che la tolleranza sia alla base delle relazioni umane. Se dovessi salvare un solo disco, fra i miei 3500, sceglierei "Older" di George Michael. La mia più grande passione, oltre alla musica: la mia famiglia e i miei tre bambini.

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