Interviste

Malet Grace, Intervista

Scritto da Marco Restelli

NTERVISTA AI MALET GRACE CHE PRESENTANO L’ALBUM D’ESORDIO “MALSANITY”

Vivo a Bruxelles, fortunatamente questo non mi impedisce di intervistare a distanza artisti italiani che abbiano qualcosa di interessante da raccontare ai lettori di SOund36. È certamente il caso dei Malet Grace, band heavy metal di Latina che ha da poco pubblicato il suo primo album – intitolato Malsanity – che già al primo ascolto mi ha favorevolmente colpito. Anche se solo virtualmente, li ho incontrati (Giampaolo Polidoro, voce e chitarre/ Alessandro Toselli, chitarre / Andrea Paglierini, basso e chitarra acustica/ Andrea Giovanetti, batteria) per chiedergli di svelarci qualcosa in più del loro disco e per conoscerli un po’ meglio.
S36: Ho ascoltato e riascoltato il vostro disco di esordio dal quale, a mio avviso, emerge un grande affiatamento fra voi quattro. Raccontateci un po’ la genesi della vostra band.
(GP) Prima di rispondere, vorrei ringraziare te e la redazione, a nome di ogni singolo componente della band, per lo spazio concesso nel poter raccontare parte della nostra storia, musica ed il filo esistenziale che accomuna le nostre esperienze musicali ed oltre.
L’incipit del nostro percorso risale al mese di Luglio del 2014, quando io (GP) ed Alessandro ci siamo conosciuti tramite il suo insegnante di chitarra. Il tutto ha preso, fin dall’inizio, un’evoluzione fluente, portandoci a comporre brani tra cui Egopathy e Malet Grace in un breve scorcio temporale di circa 1 mese. Ad Ottobre, sempre del medesimo anno, si unisce Andrea Paglierini, facendo incastrare quei pezzi del puzzle che corrispondono, tutt’oggi, ai ¾ della Band. Nei mesi successivi, l’unica complicazione si è rivelata nella scelta del drummer, fin quando non abbiamo incontrato e assaporato il talento di Andrea Giovanetti.
In questo periodo storico della band, ci riteniamo soddisfatti del lavoro che ha portato alla luce una demo (2015) ed un full length. A tutti voi un buon ascolto.

S36: Malsanity è un vero e proprio concept album che definirei filosofico/psicoanalitico: com’è nata l’idea e qual è il filo conduttore che lega le sue 11 canzoni?
(GP) Il concept si basa sulla disgregazione dell’Io, inteso come entità esistenziale che accomuna i poveri concetti del bene e del male, in quanto, personalmente, credo che sussista un indice di miscellanea tra le due sembianze che trasporta l’una e l’altra versione ad avvolgersi in parti indistinguibili. Tutto questo meccanismo e le molteplici sfaccettature di entrambi i concetti danno origine al Caos primitivo, interpretato nelle nostre stesure da quell’angelo che porta il nome di Malet. Il resto è un continuo divenire, un’ossessiva ricerca dell’umano ad affrontare gli schemi ritenuti “follia della mente” dalla moltitudine, basti pensare al lato umano della schizofrenia che non sarebbe altro che il connubio tra razionalità ed intolleranza a quei falsi idoli di cui tanto facciamo parlare, ma che fondamentalmente non hanno mai mostrato le loro effettive potenzialità se non quelle d’ingannare noi stessi, la storia ed il tempo avvenire.

S36: Il sound di Malsanity è molto maturo e non sembra “un prodotto” indipendente. Avete fatto tutto da soli, in studio di registrazione, o vi siete fatti seguire da un produttore?
(AT) A livello compositivo Malsanity è il frutto di circa 3 anni trascorsi a sperimentare suoni sempre diversi. Dopo la demo nel 2015 e una volta trovato l’equilibrio ideale, abbiamo buttato giù i restanti brani in un tempo relativamente breve, per quanto poi essi siano stati rivisitati in molte parti direttamente in studio. Il sound risultante è ovviamente anche merito di Marco Fanella che ci ha seguito a stretto contatto nella registrazione per far sì che i brani suonassero nella maniera più professionale possibile.

S36: Per quanto riguarda l’ambito Live, avete in mente una strategia per far conoscere in giro il vostro ottimo disco?
(AG) Inizialmente ci siamo appoggiati a delle associazioni No-profit che ci hanno permesso di esibirci live insieme ad altre band in vari locali di Roma, ma da poco abbiamo siglato un accordo con la Spider Rock Promotion, con la quale stiamo valutando un vero e proprio piano d’azione per portare la nostra musica in ambienti con maggiore visibilità.

S36: Quali sono le band Metal che in qualche modo vi hanno influenzato di più?(AP) Lo stile di Malsanity è anche il risultato delle influenze di ognuno di noi, tra cui: Queensryche, Fates Warning, Helloween, Metallica, Megadeth, Metal Church ed altri. Il nostro obiettivo era infatti quello di riavvolgere il sound del metal più “classico” degli anni ‘70-’80 per poi “modernizzarlo” con qualche elemento progressive ed un sound contemporaneo.

S36: Malsanity è pieno di virtuosismi (a livello vocale, riff e assolo di chitarre, sezione ritmica martellante). Avete tutti studiato musica o qualcuno di voi è autodidatta?
(AP) Giampaolo ha iniziato a studiare chitarra all’età di 12 anni, per poi iniziare a prendere anche lezioni di canto verso i 18 anni da un’insegnante soprano. Andrea Giovanetti, dopo 4 anni di lezioni di batteria, all’età di 19 anni ha continuato il suo percorso da autodidatta. A differenza di tutti gli altri membri, il suo genere di provenienza non era il metal: dai primi contatti con il gruppo si è infatti messo in gioco per conciliare il suo stile e le necessità della band.
Infine io e Alessandro abbiamo iniziato a studiare chitarra classica insieme ai tempi delle scuole medie, per passare dopo un anno alla chitarra elettrica, di cui abbiamo preso lezioni per gli anni successivi. Da circa due anni, per necessità della band, mi sono completamente dedicato allo strumento del basso, prendendo lezioni per il primo anno. Ora sia io che Alessandro continuiamo lo studio dei rispettivi strumenti in maniera autonoma.

S36: La copertina del disco la trovo splendida: potreste svelarci qualcosa in più sul suo autore, ma soprattutto sul suo significato?
(AG) L’autore è un artista di nome Matteo Spirito e conosciuto ai più nell’ambito del disegno/realizzazione fumetti come Freelance Artist/Illustrator. Lui, con il proprio genio, non ha fatto altro che tradurre ed esportare visivamente l’idea dietro al concept di Malsanity, rappresentando le due anime di Malet coinvolte in una danza spettrale e ammaliante.

S36: L’ultima domanda è sul movimento Metal in Italia. Rispetto al resto d’Europa, sembra che da noi questo genere resti ancora un po’ di nicchia. Secondo voi qual è il motivo e cosa si potrebbe fare per “smuovere le acque”?
(AT) Il fatto che il genere non vada “di moda” sicuramente penalizza quella che in realtà è una scena molto valida qui in Italia. Nel resto dell’Europa la situazione è diversa, il pubblico ha anche più interesse a scoprire nuove proposte, premiando chi effettivamente merita maggiore visibilità. L’underground italiano non è affatto privo di gruppi validi, anzi, ma il problema è proprio che la gente non è più abituata all’ascolto del “nuovo”, con l’eccezione dei pochi che hanno fiducia nel movimento metal e supportano le band con passione. Purtroppo, al momento, l’unico modo per fare un “salto di qualità” è quello di puntare sull’estero, sperando poi che, di ritorno, anche il pubblico italiano apprezzi.

About the author

Marco Restelli

Originario di Latina, ma trapiantato ormai stabilmente a Bruxelles. Collaboro con diversi siti musicali. Collezionista di dischi dai primi anni '80, ascolto praticamente ogni tipo di musica, distinguendo solo quella che mi emoziona da tutto il resto.
In progetto: l'attività di promoter di eventi live di artisti emergenti nel Benelux. Sono orgogliosamente cattolico, ma ritengo che la tolleranza sia alla base delle relazioni umane. Se dovessi salvare un solo disco, fra i miei 3500, sceglierei "Older" di George Michael. La mia più grande passione, oltre alla musica: la mia famiglia e i miei tre bambini.

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