Recensioni

Joshua Radin – The Fall

Scritto da Marco Restelli

cantata malinconica, con quel timbro vocale così vellutato e seducente

Nonostante il nome di Joshua Radin possa suonare sconosciuto a molti nostri lettori, mi ritengo un privilegiato nell’averlo potuto seguire sin dall’uscita del suo EP d’esordio del 2004, intitolato First between 3rd 6 4rd.
In seguito, la sua produzione discografica è sempre stata regolare, con ben cinque album all’attivo fino ad ora, tutti di buon livello e fedelmente legati a uno stile folk, con qualche venatura pop. Anche nel nuovo lavoro, intitolato The Fall, l’artista dell’Ohio non ha abbandonato la chitarra acustica come strumento principale per creare un sottofondo alle sue storie, né tantomeno la sua caratteristica cantata malinconica, con quel timbro vocale così vellutato e seducente. Riguardo a quest’ultimo, ritengo non sia un caso che molte sue canzoni siano finite in altrettante colonne sonore di telefilm, vista la facilità con cui riesce ad emozionare, anche solo sussurrando qualche verso.
Il tema pressoché unico affrontato nei nuovi dieci brani, come suggerito anche dal succitato titolo, riguarda l’amore e la sua straordinaria forza guaritrice. Radin, infatti, resta un inguaribile romantico che non ha proprio nulla da invidiare ad altri colleghi più noti come Ed Sheeran o James Blunt che grazie a un paio di hit radiofoniche sono già riusciti ad aprire la cassaforte del nostro (per certi versi) inspiegabile mercato discografico.
Entrando più nel dettaglio della track list, penso sia pressoché impossibile non restare affascinati da molti episodi – dalla melodia semplice ma non per questo banale – contenuti in The Fall. Mi riferisco, ad esempio, alla morbida ballata iniziale Diamonds, midtempo che avvolge e, contemporaneamente, riscalda il cuore mentre una ragazza viene elogiata per aver saputo crescere, affrontando tutte le difficoltà della vita e trasformando ogni lacrima in un diamante o una perla. La lenta Falling, arricchita da un prezioso giro di archi che si sovrappone al suono del pianoforte, è un’altra carezza preziosa proprio come l’acustica e rasserenante Enough for you nella quale il protagonista rassicura la sua lei sulla solidità dei propri sentimenti.
Il tris d’assi viene placidamente calato nel secondo lato, piazzando una dietro l’altra le due stripped down Song for you e Waiting subito seguite dal crescendo musicale ed emotivo di un’irresistibile Keep the darkness away. L’album si conclude alla grande con la meravigliosa When I’m with you e la più ritmata Still spinning che contribuiscono a lasciare la sensazione che le canzoni appena ascoltate, come in una sorta di osmosi fra l’artista e il suo pubblico, invoglino a voler vivere i medesimi sentimenti in esse raccontati. Cosa non da poco.
In sintesi, si tratta dell’ennesima buona prova di Joshua Radin (che consiglio di ascoltare se possibile di notte, con luci soffuse), che meriterebbe di essere maggiormente conosciuto in Italia, ci auguriamo anche grazie alle nostre pagine, come sempre appassionate e sincere.

About the author

Marco Restelli

Originario di Latina, ma trapiantato ormai stabilmente a Bruxelles. Collaboro con diversi siti musicali. Collezionista di dischi dai primi anni '80, ascolto praticamente ogni tipo di musica, distinguendo solo quella che mi emoziona da tutto il resto.
In progetto: l'attività di promoter di eventi live di artisti emergenti nel Benelux. Sono orgogliosamente cattolico, ma ritengo che la tolleranza sia alla base delle relazioni umane. Se dovessi salvare un solo disco, fra i miei 3500, sceglierei "Older" di George Michael. La mia più grande passione, oltre alla musica: la mia famiglia e i miei tre bambini.

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