Interviste

Bonetti, Intervista

Scritto da Annalisa Nicastro

il mondo che voglio avere è un altro. Voglio prima di tutto la sincerità e la spontaneità.

E’ appena uscito il suo nuovo album, Camper, e SOund36 ha incontrato Bonetti per una chiacchierata!

Bonetti è un cantautore, e poi?
Poi è un trentunenne della provincia che per comodità con il lavoro da due anni abita a Torino.Ma in realtà io continuo ad essere un provinciale.

E’ appena uscito il tuo album Camper, che inizia subito con una canzone che ha per titolo “Tom Petty And The Heartbreakers”, ci spieghi il significato?
Tom Petty l’ho messa come prima canzone del disco perché, tanto per usare un “parolone”, mi piace vederla un po’ come una sorta di manifesto per me. La prima parte del testo è piuttosto didascalica: una notte ho sognato che con il mio amico Walter suonavamo in un programma televisivo in cui tra i giurati c’era questo assessore, pettinato appunto come Tom Petty, che commentava la nostra esibizione. Sono partito da lì per dire che il mondo che voglio avere è un altro, le cose che voglio dire sono altre. Voglio prima di tutto la sincerità e la spontaneità. Penso che questi debbano essere due elementi imprescindibili per chi vuole fare cantautorato oggi.

“Piazza Carlina” è un tuo luogo ed anche un altro brano dell’album, cosa vuoi condividere con i tuoi ascoltatori?
Voglio parlare di cose vicine al quotidiano, di vita vissuta. Di cose che conosco davvero. Roberto Roversi, che è uno dei miei autori preferiti, diceva: “la canzone non può esimersi di interferire nella realtà, incorporandola e risputandola con una bava che lascia il segno”. Scomodare Roversi è troppo, però questo è quello che, almeno nelle intenzioni, cerco di fare con le mie canzoni.

“Camper” è stato  registrato tra Modena e Londra e prodotto da Omid Jazi, ci parli di questa collaborazione?
Tutto è nato ascoltando Summer Days del cantautore torinese Johnny Fishborn. Un pezzo molto bello con dei suoni e un arrangiamento da favola. Quando ho scoperto che la produzione era curata da Omid Jazi ho provato a scrivergli e lui con grande disponibilità ha ascoltato i miei demo casalinghi. Da lì è nata la collaborazione. Sono andato giù a Modena a registrare voci e chitarre acustiche, poi lui si è portato quelle registrazioni a Londra, dove ora vive, e dopo mesi di lavoro è nato Camper. Avrei tanto voluto raggiungerlo in Inghilterra, ma ho troppa paura dell’aereo.

Ci sveli qualche tuo mito musicale?
Sono tanti e soprattutto cambiano spesso nel tempo. Però non posso non citare Federico Fiumani, Brian Wilson, Ivan Graziani e gli Yo La Tengo. Poi De Gregori, Morrissey, Jannacci, Phil Spector, Lucio Dalla, Piero Ciampi, Sufjan Stevens, Rino Gaetano, i Pavement, i Violent Femmes, Daniel Johnston e poi ancora tutti quelli che sto dimenticando e alè, l’elenco diventa infinito!

 

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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