Interviste

Amandla, Intervista

“Indie al momento significa tutto e niente”

 Partiamo alla scelta del nome e delle origini della band
“Amandla” è il nome di una birreria a Cermenate dove andiamo spesso; quando vogliamo fare i colti diciamo anche che è un album di Miles Davis e che in swahili significa “unione” ma il primo pensiero va alla birreria. Abbiamo cominciato a suonare cover come trio acustico (Nicolas, Alberto e io) per le strade di Como, eravamo dei busker. Poco tempo dopo abbiamo deciso di scrivere musica nostra. Così, dopo aver introdotto il basso di Marcello e in seguito Riccardo, è nato il progetto.

Dopo un EP nel 2017, nel marzo del 2018 vede la luce “Non Ci Pensare”, il vostro primo album. Come mai avete deciso di intitolarlo così?
Avevo una cartella sul computer che si chiamava “stai calmo” e raccoglieva tutti i testi o bozze che scrivevo nel cuore della notte. Il nome non era casuale, di solito scrivo quando sono in balia di qualche pensiero che mi agita, buttare giù le idee è un’attività terapeutica. Volevamo che il titolo dell’album  riprendesse questo messaggio e si estendesse all’ ascoltatore: un insieme di canzoni che fosse di conforto a chi si sentiva triste o spaesato, che gli dicesse “non sei solo”. Ci è sembrato che “non ci pensare” fosse adatto, come una carezza in un momento di sconforto.

Quali sono gli artisti da cui vi sentite più influenzati?
Sono tanti e vari, ne citerò solo alcuni perché la lista sarebbe lunghissima. Direi Daniele Celona, Motta, Niccolò Fabi, I Ministri, Afterhours, Colapesce.

Il vostro ultimo singolo, “Al Posto Delle Parole”, parla della difficoltà di comunicazione. Credete che questa sia una problematica che si è ampliata con il boom dei social network?
Il tema della non comunicazione è un discorso che si può associare ai social. Tuttavia “Al posto delle parole” nasce da una riflessione più generale sulla difficoltà di aprirsi agli altri. Penso che sia un discorso senza tempo, abbiamo sempre paura di dire qualcosa di troppo e di mostrarci vulnerabili.

Quanto è importante per voi l’aspetto live?
Tantissimo. Siamo molto rigorosi con le prove e questo qualche volta risulta un po’ snervante alla lunga ma niente ripaga come un live bello energico . Suonare dal vivo regala sempre emozioni incredibili e sicuramente è uno degli aspetti che preferiamo del fare musica.


Cosa pensate della scena Indie attuale e di come sta invadendo anche il circuito mainstream?
Indie al momento significa tutto e niente. Si è aperto un varco negli ultimi anni che ha mischiato i due universi musicali “indie” e “mainstream”. Basti pensare alla collaborazione tra Elisa e Calcutta in “Se piovesse il tuo nome” ad esempio (pezzo che non riesco a smettere di ascoltare). C’è stata una reciproca contaminazione. Un tempo la scena musicale indipendente era più ruvida, meno di facile ascolto e contava su un pubblico di nicchia. Recentemente invece le canzoni sono pensate per un grande pubblico e vengono trasmesse sulle emittenti radio nazionali.

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Giovanni Panebianco

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